L’AGROMAFIA AUMENTA IL FATTURATO
L’ultimo, il sesto, ha rilevato una crescita degli introiti della criminalità organizzata nel settore dell’agricoltura. Un dato in decisa controtendenza rispetto all’andamento generale caratterizzato da una contrazione del fatturato del 2,1%. Un segno meno che sta pesando, e non poco, sul Prodotto Interno Lordo italiano e imputabile ai maggiori costi energetici provocati dalla guerra russo-ucraina e dalle conseguenze di alluvioni e siccità prolungate che hanno considerevolmente ridotto i raccolti. Il bottino delle Agromafie che penalizzano i nostri agricoltori, allevatori e aziende sane è stato pari a 24,5 miliardi di euro nel 2022. Un problema economico e sociale che, anche grazie alla Coldiretti, in Europa abbiamo cercato di affrontare elaborando principi e strumenti utili a combattere l’odioso fenomeno del caporalato, del lavoro sommerso e di quelle aziende irregolari che non solo concorrono slealmente sul mercato ma sottraggono di fatto ricchezza al nostro Paese e alle filiere del made in Italy. Che come ho raccontato tante volte è già minacciato da fenomeni sempre più pervasivi quali il Sounding, le evocazioni, le contraffazioni e infine le imitazioni dentro e fuori il mercato unico europeo.LOTTA AL CAPORALATO E AL LAVORO NERO
Informalità e illegalità diffuse contraddistinguono l’impalcatura del reclutamento della manodopera nelle campagne: non solo in Italia, ma anche all’estero. E non solo nel Meridione ma anche nel nord del Paese. L’Ispettorato nazionale del lavoro ha cercato di ampliare l’attività di controllo su tutto il territorio nazionale effettuando, dal 2019 al 2021, il 400 per cento in più di ispezioni. Nel 2020, sono stati registrati 865 casi di caporalato. Soltanto nelle zone dell’Agro Pontino, in provincia di Latina, sono state analizzate 24 attività imprenditoriali, “tutte irregolari per lavoro nero”. Nella Politica Agricola Comune 2023-2027 abbiamo introdotto due importanti meccanismi pensati proprio per arginare le Agromafie. A che punto siamo?AGROMAFIE, PIÙ TUTELE PER I LAVORATORI
Io per prima mi sono battuta per la introduzione del principio della condizionalità sociale, uno strumento chiave per combattere le agromafie e stroncare il grave fenomeno del caporalato. La condizionalità sociale è un vincolo importante che impone a ogni azienda agricola di rispettare le norme sul lavoro e la sicurezza per poter accedere ai fondi europei. La nuova Pac persegue infatti quattro grandi obiettivi e il terzo ha come scopo lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali. Tra i sotto obiettivi c’è proprio quello di tutelare i lavoratori che operano nella filiera agricola. L’Italia soffre in modo diffuso sul territorio del caporalato e del lavoro nero in agricoltura e ha introdotto il principio della condizionalità sociale nel 2023, in concomitanza con l’entrata in vigore della PAC. E due anni prima della data di attuazione obbligatoria prevista a livello comunitario. Tuttavia, la misura non ha ancora prodotto i risultati sperati.CONDIZIONALITÀ SOCIALE: STRUMENTO UTILE MA DA MIGLIORARE
Recentemente la stessa Commissione europea ha riconosciuto dei limiti nel provvedimento per una serie di ragioni:- si applica solo ai contributi diretti, ma non a quelli indiretti (quindi solo a una parte dei fondi PAC);
- non si applica efficacemente ai settori in cui ci sono maggiori casi di lavoro nero e sfruttamento (es. ortofrutta);
- l’applicazione è completamente lasciata agli Stati membri sia nel controllo sia per quanto concerne le sanzioni.
Questo rischia di generare gravi distorsioni del mercato, alimentando forme già esistenti di dumping. Tuttavia, è intenzione della Commissione europea stabilire criteri più stringenti in vista della nuova PAC post 2027, la cui discussione inizierà a breve.Ciò significa che il meccanismo di condizionalità sociale non si applica a molte aziende ortofrutticole, anche se è qui che si verifica la maggior parte degli abusi, soprattutto, per i lavoratori stagionali e informali.
ATTIVITÀ DI CONTROLLO DEMANDATA SOLO AGLI STATI MEMBRI
Un altro punto di debolezza è dato dal fatto che la condizionalità sociale si basa sui sistemi di controllo esistenti negli Stati membri per le norme sociali e del lavoro. Lasciare ai singoli paesi europei la facoltà di decidere l’entità delle sanzioni potrebbe portare a una disparità di condizioni per i produttori, esacerbata da livelli diversi di diligenza nel monitoraggio. L’Italia, assieme ad altri paesi europei, quali Francia, Spagna e Austria, per ora, prevede che la condizionalità sociale si applichi con il coinvolgimento di soggetti competenti a effettuare i controlli:- Ispettorato Nazionale del Lavoro
- Ministero della Salute
- Vigili del Fuoco.