Seguo le Acciaierie Speciali di Terni dal giorno in cui il colosso tedesco Thyssenkrupp ha annunciato la cessione.
Tra gli acquirenti che si sono fatti avanti per l’acquisto c’è il gruppo Arvedi. Futuro proprietario del sito siderurgico umbro.
Non conosciamo al momento né il piano industriale né l’esito della procedura europea Antitrust né la posizione del consiglio di sorveglianza della multinazionale tedesca.
Ho sempre detto “no” a una vendita “a spezzatino” di AST. Risorsa industriale preziosissima per il territorio ternano, umbro, nazionale ed europeo.
Alla fine, la Thyssenkrupp ha deciso di vendere in blocco l’azienda di Terni. Il colosso tedesco ha la proprietà anche dei centri di servizio e di commercializzazione situati in circa 50 Stati.
Per questo, sarà molto importante capire se la Thyssenkrupp conserverà una quota di minoranza dell’AST di Terni. Ciò consentirebbe al Gruppo Arvedi, quando l’acquisizione sarà perfezionata, probabilmente tra febbraio e marzo 2022, di potere contare anche sui centri di servizio e di commercializzazione presenti in Europa e in Stati terzi.
Tale aspetto è solo uno dei tanti sollevati, in modo più o meno trasversale, dai sindacati autonomi e confederali della Provincia.
Due temi cruciali riguardano invece l’occupazione e la difesa dell’ambiente.
I sindacati che ho incontrato infatti temono la perdita di posti di lavoro con l’acquisizione del Gruppo Arvedi, multinazionale che possiede già diversi impianti attivi e ha alle proprie dipendenze migliaia di persone. I sindacati non hanno escluso la prospettiva di una ristrutturazione economica.
Le Acciaierie Speciali danno lavoro a oltre 2300 persone. Negli ultimi 40 l’area ha assistito a una notevole riduzione occupazionale. La paura è che la nuova proprietà possa optare per un ulteriore taglio, mettendo in ginocchio la provincia.
Il futuro delle Acciaierie Speciali e il ruolo dell’Unione europea
La commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, e la presidente Ursula von der Leyen hanno definito AST una industria preziosa per l’Unione europea.
Prima, in merito al via libera alla cessione avvenuto nel maggio dello scorso anno.
Successivamente, in merito alla iniziale esclusione degli acciai inox e speciali dalla tassazione del carbonio alla frontiera.
Durante tutti gli incontri informali, ho ricordato che l’Unione europea guarda con estremo interesse al sito siderurgico.
Ho fatto sapere di seguire da vicino anche quelli che saranno gli sviluppi della pronuncia dell’Antitrust europeo.
C’è però un tema che credo sia emerso con grande forza, quello della difesa dell’ambiente. Tutte le parti con le quali mi sono confrontata hanno chiesto una riduzione delle emissioni di gas serra e il riuso e/o lo smaltimento delle scorie derivanti dalla produzione di acciaio.
L’Unione europea considera il settore siderurgico uno dei più inquinanti ed energivori.
Per questo motivo, così come in altri comparti dal chimico al farmaceutico, l’Ue sta concentrando ingenti risorse per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia che possano ridurre al minimo, se non addirittura azzerarne, l’impatto ambientale.
Inoltre, le parti hanno condiviso le forti preoccupazioni sull’aumento del prezzo dell’energia, che naturalmente potrebbe rallentare gli investimenti sulla transizione ecologica.
Le Acciaierie Speciali e la sfida climatica e sociale
Per la Commissione europea, la sfida principale, con il Pacchetto Fit for 55 e il Green Deal, è ridurre le emissioni di gas serra nei settori che consumano più energia. E che di conseguenza producono milioni di tonnellate di CO2 e altri gas nocivi ogni anno.
Nel 2020, l’Ue è riuscita a ridurre del 24% le emissioni inquinanti rispetto ai livelli del 1990, dimostrandosi capace di perseguire la crescita economica.
Certo, gli obiettivi da qui al 2030 sono molto ambiziosi. Ci separano infatti solo una decina di anni, ma a Terni ho ricordato che l’Ue sta lavorando su diversi fronti:
- sulla efficienza energetica,
- sulle rinnovabili – cospicui investimenti saranno destinati allo sviluppo dell’idrogeno che nel settore siderurgico è il più promettente,
- sul sistema di scambio di quote di emissioni (o ETS),
- sul regolamento sul meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Regolamento CBAM).
…internazionalizzazione e lotta alla concorrenza dei Paesi terzi
Ho anche spiegato che l’intesa bilaterale Usa-Ue per la rimozione dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio aiuterà molto il sito ternano.
La futura proprietà dovrà comunque accelerare su tutta una serie di investimenti.
Gli altiforni elettrici non sono sufficienti per ridurre l’impatto ambientale del sito. Il futuro acquirente di AST dovrà valorizzare e impiegare il capitale umano competente; avviare un piano di internazionalizzazione; e infine una diversificazione intelligente della produzione nel rispetto del mercato interno europeo con lo scopo primario di vincere la concorrenza (compresa quella sleale) dei Paesi terzi.
Sono convinta che AST rappresenti davvero una eccellenza e che vada valorizzata, anche potenziando le infrastrutture necessarie per una sua auspicabile futura espansione.
Sono pronta a fare da “ponte” tra il territorio e l’Unione europea. Voglio difendere il made in Italy ma anche una produzione industriale che dovrà dimostrarsi capace di essere all’altezza di almeno due grandi sfide: il clima e lo sviluppo sostenibile.
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Umbria24: Faro Ue su Acciaio speciali Terni, Rondinelli: “Arvedi può fare differenza green”
Messaggero dell’Umbria, carta stampata: “Ast Europa al lavoro per concludere il passaggio ad Arvedi” – L’eurodeputata Rondinelli (m5S): “Prepararsi alla svolta ecologica: la discarica rischia la saturazione in pochi anni”.
Corriere dell’Umbria, carta stampata: “Necessaria una svolta green per le Acciaierie di viale Brin” – L’onorevole Rondinelli (m5S) interviene sulla vertenza AST.
Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.