Lo scorso 18 maggio ho avuto il piacere di incontrare gli studenti del corso di Diritto dell’Unione europea alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. Ho ripercorso i retroscena che hanno preceduto la storica approvazione della direttiva salari minimi adeguati a cui, ricorderete sicuramente, ho lavorato per più della metà del mio mandato. L’iter legislativo non è stato facile, per motivi politici. Ricordo ancora i tentativi dei paesi scandinavi di annacquare la legge europea. Gli Scandinavi infatti sono sempre stati contrari alla introduzione di una normativa comunitaria sui minimi salariali preoccupati che avrebbe indebolito il loro sistema di contrattazione collettiva.
E così in Commissione Occupazione e Affari Sociali, le discussioni sulla proposta di direttiva sono proseguite per mesi e mesi. Fino a quando non siamo riusciti a vincere le resistenze dei paesi scandinavi. E, in effetti, come ho spiegato in più di un articolo della mia newsletter, la direttiva europea salari minimi adeguati ha il pregio di permettere agli Stati membri di alzare e/o di adeguare i livelli salariali per garantire a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici una vita dignitosa. Lo scopo primario della legge europea sul salario minimo è quello di contrastare la povertà lavorativa, che in Italia coinvolge il 13% degli occupati mentre in Europa il 9% dei lavoratori, potendo scegliere tra due opzioni.
- Riformare e quindi rafforzare la contrattazione collettiva;
- Introdurre il salario minimo per legge.
Potete rivedere la diretta dall'aula
IL FILO ROSSO TRA SALARIO MINIMO E DIRITTO ALLO STUDIO
Parlare del salario minimo agli studenti e alle studentesse dell’Università di Perugia è stato per me un onore, soprattutto, un momento di confronto importante in questa fase di forte malcontento tra i giovani fuori sede, costretti a pagare affitti insostenibili. L’Italia, in Europa, resta ancora l’unico Paese a non avere mai introdotto il salario minimo. Le buste paga sono ferme e stagnanti da 30 anni e sono convinta che la politica e i sindacati siano oggi responsabili di un indebolimento generale della contrattazione collettiva sulla quale storicamente si regge il nostro sistema di relazioni industriali. La direttiva europea salari minimi adeguati è una opportunità per il Paese. Non uno specchietto per le allodole né una misura inutile, come il governo Meloni e le destre italiane ci vogliono fare credere.
IL SALARIO MINIMO OPPORTUNITA’ PER TUTTI
Il salario minimo rappresenta non solo uno strumento per dare più dignità a chi lavora ma soprattutto per garantire alle imprese più competitività sul mercato proteggendole dalla concorrenza sleale di quelle aziende di Paesi europei che puntano tutto sul taglio del costo del lavoro portandolo a livello di sfruttamento. Quella del dumping salariale è infatti un’arma pericolosissima che rischia di affondare le nostre imprese sane e corrette e su cui mi sono spesa tanto in Parlamento europeo, perché fosse chiaro che il salario minimo di fatto è un bene per tutti e per tutte. Lavoratori e imprenditori.
La battaglia sul salario minimo che abbiamo portato in Europa ora dovrà essere tradotta in realtà dai governi nei vari Paesi. Compreso il nostro, che però come sapete ha già detto no al salario minimo. Non credete dunque alle destre che ripetono che non ci saranno conseguenze per il Paese. Le direttive sono vincolanti per gli Stati membri. Pertanto devono essere recepite entro un determinato arco di tempo, precisamente due anni dalla entrata in vigore, pena l’essere sottoposti alla procedura di infrazione. O ancora di assistere al moltiplicarsi di contenziosi giudiziari. Insomma, il dato è tratto.