Questa settimana di lavoro alla Plenaria del Parlamento europeo è stata molto importante. Due le proposte legislative al voto: il regolamento sul riuso dei materiali da imballaggi e la direttiva europea per la tutela professionale e sociale degli artisti e dei creativi.
Del regolamento imballaggi ho raccontato qui: sin dal principio ho contestato la proposta della Commissione europea.
Nato come una direttiva questo testo legislativo sul riuso degli imballaggi è stato alla fine fatto confluire in un regolamento. Atto normativo che entra subito in vigore nell’ordinamento degli Stati membri una volta approvato in via definitiva, senza che vi sia bisogno di leggi, decreto-legge o decreti legislativi per recepirlo.
Il Parlamento europeo, come co-legislatore, ha portato avanti un prezioso lavoro di modifica della proposta della Commissione europea nelle Commissioni competenti e mercoledì 22 novembre in Plenaria con lo scopo di evitare la bocciatura in toto del regolamento – comunque fondamentale per l’attuazione del Green Deal – e arrivare a un testo di compromesso capace di coniugare le esigenze dei singoli Stati europei e delle filiere nazionali, i bisogni dei consumatori con gli ambiziosi obiettivi europei sulla Economia circolare.
Come Progressisti e Democratici ci siamo riusciti. Per questo c’è grande soddisfazione per il lavoro fatto e il risultato ottenuto. Hanno prevalso pragmatismo ed equilibrio su un tema strategico per l’Italia e l’Unione europea ma soprattutto un approccio che non getta all’aria anni di investimenti fatti da parte dei paesi europei oggi più virtuosi sul recupero dei materiali.
Perciò critica con la impostazione eccessivamente radicale e ideologica della Commissione europea, mi sono impegnata subito a proporre dei correttivi per promuovere un sistema integrato di riuso e riciclo, salvaguardando così anche le filiere italiane.
Il nostro Paese, infatti, in linea con le normative europee sul riciclo, ha investito e scommesso molto sul riciclo dei materiali da imballaggio, tanto da avere centrato prima e meglio di altri grandi Stati europei i target 2020.
ALCUNI DATI SUI RIFIUTI DA IMBALLAGGIO IN EUROPA
Bruxelles ha voluto aggiornare la normativa sul recupero dei materiali da imballaggio perché dal 2009 al 2021 questa tipologia di rifiuti è aumentata da 66 a 84 milioni di tonnellate nei Paesi Ue.
Ogni europeo genera in media 188,7 chili di rifiuti di imballaggio all’anno. Una cifra che, in assenza di correttivi e regole più stringenti, si stima che potrebbe salire fino a 209 kg pro capite entro il 2030. L’obiettivo fissato dalle nuove regole prevede una riduzione graduale dei rifiuti da imballaggi: -10% entro il 2030, -15% entro il 2035, -20% entro il 2040.
Secondo la proposta di regolamento avanzata dalla Commissione europea, i vari imballaggi avrebbero dovuto diventare per lo più riutilizzabili, garantendo un numero minimo di possibilità di riutilizzo. Ma con non pochi problemi per determinati prodotti, in modo particolare, quelli agroalimentari. Per le imprese che hanno portato avanti nel frattempo investimenti sulla produzione di imballaggi in bioplastiche, i lavoratori e le lavoratrici delle aziende che producono packaging ma anche quelle che riciclano i materiali.
COME HO E ABBIAMO MIGLIORATO LA PROPOSTA
Finora la strategia europea è stata quella di ridurre tale percentuale chiedendo agli Stati membri di investire sul riciclo dei materiali, dalla plastica al legno. E l’Italia ha fatto passi in avanti sia in termini di quantità di rifiuti effettivamente riciclati sia in termini di indotto economico e occupazionale legato alla filiera.
La nostra filiera del riciclo infatti conta 700 mila aziende attive tra produttori, utilizzatori industriali e commercianti, 6,3 milioni di dipendenti e un intero settore che da solo fattura oltre 18 miliardi di euro all’anno.
Con ciò non vuol dire che non esista un inquinamento da materiali da imballaggio. Anzi, abbiamo preso atto, approvando il regolamento così come modificato, che esiste un problema ambientale che va affrontato puntando a obiettivi certamente più ambiziosi e che i progressi compiuti non possano essere cancellati semmai potenziati.
Puntare tutto sul riuso non risolve affatto il problema dell’inquinamento, basti pensare che i contenitori per i prodotti agroalimentari o di largo consumo andrebbero sterilizzati e lavati in modo appropriato per consentirne poi un riutilizzo sicuro.
Siamo certi che i processi di lavaggio e di sterilizzazione non siano oltre che dispendiosi anche nocivi per l’ambiente? Pensate che per la pulizia dei contenitori sono necessarie grandi quantità d’acqua e detergenti che dovranno poi essere in qualche modo smaltiti.
Mentre le bioplastiche hanno un ridotto o pressoché nullo impatto ambientale e sono oggi diffuse nella grande distribuzione agroalimentare. L’impostazione delle mie proposte dunque e di quelle che ho deciso di co-firmare è stata per un sistema più equilibrato e un approccio pragmatico, per garantire davvero standard ambientali migliori e innovativi.
LA SICUREZZA DEI PRODOTTI IMBALLATI VIENE PRIMA DI TUTTO
Alla costruzione di un sistema integrato di riciclo e riuso dei materiali, vanno affiancati investimenti a favore delle filiere di qualità sia della produzione di imballaggi, con particolare attenzione alle bioplastiche, sia rispetto al loro utilizzo e smaltimento. Soprattutto, per i prodotti agroalimentari e quelli destinati alla ristorazione. L’obiettivo primo deve restare quello di preservare la sicurezza del prodotto e la sua salubrità.
Gli imballaggi garantiscono la qualità e la conservazione degli alimenti, ed è a mio avviso indispensabile potenziare il riciclo degli stessi piuttosto che immaginare di sostituire con il riuso i contenitori per bevande e alimenti. Sono molto soddisfatta quindi per la esclusione di tutta una serie di prodotti di vasto consumo, come frutta e verdura, ma anche vini e latte, dall’applicazione del regolamento.
E così mentre noi abbiamo portato avanti un lavoro importante e serio, le destre italiane ultraconservatrici e populiste hanno votato contro il regolamento. Hanno detto «no» anche a tutto il nostro lavoro emendativo condiviso con i moderati e i popolari senza però avere portato anche solo una proposta alternativa. Hanno detto «no». Basta. L’unica cosa che gli riesce bene. Non solo. Le forze di maggioranza si sono spaccate. Mentre Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro, Forza Italia ha votato a favore. Segno che regna solo una parvenza di coesione.
Il vero nodo politico però ora è: con quale autorevolezza e credibilità il nostro governo potrà portare avanti i negoziati in Consiglio su un tema sentito e importante per i nostri territori?