Nature Restoration, pragmatismo contro ideologie e estremismi

Nature Restoration

Combattere il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e ridurre i rischi per la sicurezza alimentare. Sono questi gli obiettivi della nuova legge sul ripristino della natura o anche nota come Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo nel corso della Plenaria del 12-14 luglio scorso. Come ho raccontato nel mio editoriale, si è trattato di una votazione che ha spaccato l’Eurocamera polarizzando il dibattito in due fronti estremi e che ha spinto, per calcoli elettorali, una parte dei popolari e dei moderati di destra a saldare un asse con gli ultraconservatori europei di ID e ECR.

IL KO DELLE DESTRE SUL CLIMA E LA DIFESA DELL’AMBIENTE

Il tentativo di alleanza tra i popolari europei, guidati da Manfred Weber, e gli estremisti di destra ha messo a rischio la stabilità europea e la possibilità di costruire politiche ambientali lungimiranti e necessarie per garantire un futuro alle prossime generazioni. Rischio che fortunatamente abbiamo sventato.

Sulla Nature Restoration Law rivendico quindi un successo diverso ma il più importante di tutti: quello del compromesso, della mediazione e infine dello sforzo politico collettivo che ha permesso al Parlamento europeo di elaborare una propria posizione negoziale rispetto alla proposta della Commissione europea utile per risolvere gli aspetti più controversi ma anche più decisivi della legge europea che, ricordo, nasce come un regolamento e come tale si applicherà direttamente in tutti gli Stati membri.

Abbiamo dimostrato che buon senso e pragmatismo sono le fondamenta su cui costruire politiche ambientali realistiche e monitorabili. E che per contro estremismo e ideologia non servono a nulla perché non offrono alcuna soluzione all’altezza di tutte le sfide ambientali, economiche e sociali che ci attendono negli anni avvenire.

UN TESTO DA MIGLIORARE: AL VIA I NEGOZIATI CON IL CONSIGLIO E LA COMMISSIONE

Tuttavia, come ho già detto, la legge europea “Ripristino della Natura” non è perfetta. Occorre migliorarla. Resto fermamente convinta, infatti, che le politiche ambientali possono e devono essere ambiziose ma devono poggiare su basi solide, realistiche e monitorabili.

La proposta della Commissione europea mi è parsa subito eccessivamente radicale.

L’obiettivo principale della Nature Restoration Law prevede che i vari Stati membri mettano in campo, obbligatoriamente, tutte le misure necessarie per ripristinare almeno il 20% di tutte le aree terrestri e marine dell’Unione europea. Un primo passo per riuscire a ripristinarne il 100% entro il 2050.

In più presenta contiene determinati target per migliorare lo stato di conservazione e funzionamento dei principali ecosistemi, compresi quelli agricoli e urbani, e degli habitat naturali più importanti per salvaguardare la biodiversità europea.

LE POLITICHE AMBIENTALI SIANO SOSTENIBILI

Fermo restando l’assoluta necessità di combattere il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e ridurre i rischi per la sicurezza alimentare, ritengo che le politiche ambientali non possano non tenere conto dell’impatto sull’economia e sulla società.

Non tenere in giusta considerazione le esigenze dei soggetti direttamente coinvolti nell’implementazione di quanto previsto dalle leggi rischia infatti di creare più problemi di quanti se ne riescano a risolvere.

Come componente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo, ho sollevato alcuni dubbi sulla Nature Restoration Law rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea di riduzione del 10% dei terreni destinati alla coltivazione. Un ‘sacrificio’ che Bruxelles chiedeva agli agricoltori italiani ed europei e che, paradossalmente, avrebbe messo in grandissima difficoltà le centinaia di migliaia di imprese del settore e comportato un serio rischio per la sovranità alimentare europea in un contesto, come quello attuale, di incertezza e di crisi, tra inflazione e conflitto.

E così al Parlamento europeo ho sostenuto i correttivi per salvaguardare l’agricoltura italiana ed europea: è stato eliminato l’obiettivo di riduzione del 10% della superficie agricola produttiva, la richiesta di utilizzare fondi della Politica agricola Comune (Pac) per la copertura dei deficit di finanziamento, introducendo il riferimento al rispetto del principio di reciprocità degli standard ambientali per i prodotti importati. Un buon punto di partenza per i negoziati che si terranno con il Consiglio e la Commissione prima dell’approvazione definitiva.