Stadio Franchi, il silenzio dell’UE è di una gravità inaudita

A tre mesi di distanza dall’invio della interrogazione parlamentare da me presentata alla Commissione europea, lo scorso sei aprile, sullo Stadio Franchi pesa un silenzio che lascia davvero perplessi.

Sulla bocciatura al progetto di riqualificazione dell’Artemio Franchi non conosciamo le ragioni che avrebbero costretto la Commissione europea a negare alla città di Firenze ben 55 milioni di euro del PNRR previsti nel quadro dei Progetti Urbani Integrati.

Il progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi di Firenze, presentato da Palazzo Vecchio, ricordo che era stato già approvato il 13 luglio 2021 dal Consiglio europeo dei 27 ministri dell’Economia e delle Finanze.

Sul piano politico e istituzionale, considero questo silenzio di una gravità inaudita.

Bruxelles continua a trincerarsi dietro una “non risposta” che viola l’obbligo di Palazzo Berlaymont di rispondere alla interrogazione parlamentare prioritaria entro e non oltre 21 giorni dalla presentazione della stessa. Sullo Stadio Franchi però il giallo non si limita solo a questo assurdo e grave silenzio della Commissione europea.

Sempre Bruxelles ha fatto sapere al Comune di Firenze che ha presentato legittimamente una richiesta di accesso agli atti, dopo avere presentato ricorso al TAR del Lazio, di non essere “ancora stati in grado di raccogliere tutti gli elementi necessari per effettuare una analisi completa”.

Preoccupata sulle ripercussioni di questa vicenda, nei giorni scorsi, il 29 giugno scorso ho indirizzato una lettera alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, chiedendo nuovamente di chiarire le ragioni tecniche che impedirebbero la realizzazione del progetto dello Stadio Franchi, e perché sono arrivati soltanto dopo un anno e mezzo dall’approvazione.

UNA VICENDA OPACA E CONTROVERSA

Il timing e le modalità dello stop della Commissione europea restano palesemente incomprensibili.

Ma cittadini e le cittadine di Firenze meritano una risposta da parte della Commissione europea. Meritano che chiarisca quali sono gli indicatori o le valutazioni d’impatto presi in considerazione per stabilire che l’area urbana di Campo di Marte su cui sorge lo Stadio Franchi non è da considerare una “zona urbana degradata”. Un elemento questo che secondo Bruxelles impedirebbe al Comune di Firenze di accedere alle risorse del PNRR sulle quali però Palazzo Vecchio faceva già affidamento.

Ricordo infatti che l’amministrazione comunale aveva impegnato circa 10 milioni di euro per indire un bando di gara, andato poi deserto il 28 giugno scorso, ma verso cui prima di questa assurda vicenda grandi e importanti imprese italiane avevano manifestato interesse.

Come se non bastasse lascia perplessi, se non attoniti, lo scaricabarile tra Commissione europea e i rappresentanti del governo, quando alla richiesta di accesso agli atti di Palazzo Vecchio, i competenti ministeri dell’Economia e delle Finanze hanno opposto un diniego giustificato da oscure “relazioni internazionali e di politica e stabilità finanziaria ed economica dello Stato.

Leggi anche qui: Lettera alla Presidente von der Leyen

UN “NO” DAL SAPORE POLITICO

Mettendo insieme tutti questi elementi, mi pare sempre più solida la tesi che vede la bocciatura del progetto di natura politica e non tecnica. Bocciatura ingiustificata aggravata dal fatto di avere dato vita ad un precedente molto pericoloso che mette a nudo la scarsa trasparenza e chiarezza circa le modalità di gestione e di monitoraggio dei fondi PNRR anche talvolta da parte della Commissione europea.

Temo, quindi, che dopo questa improvvisa ‘virata’ della Commissione europea su un progetto già concordato, Comuni e Regioni, prima di impegnare parte delle risorse proprie e indire le gare per la realizzazione dei progetti sui territori, ci penseranno più di una volta.

Nei casi peggiori, le amministrazioni locali – molte delle quali finanziariamente in difficoltà – potrebbero decidere di non assumere alcun impegno dinanzi ai cittadini e alle imprese.

Con tutta una serie di deficit strutturali che sconta il nostro Paese e di cui le amministrazioni locali si fanno carico ogni giorno, è grave alimentare la loro diffidenza. Anche perché è già molto pericolosa la enorme incertezza del governo Meloni sulla messa a terra del PNRR con un epilogo devastante per le prospettive di sviluppo del Paese.

 

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