Amianto, stretta dell’Europa. Più tutele per i vigili del fuoco

Amianto

Il 27 aprile scorso, la Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo ha approvato all’unanimità la direttiva sull’asbesto per obbligare gli Stati membri a garantire la salute e la sicurezza dei cittadini e delle cittadine, e in particolare, dei lavoratori e delle lavoratrici esposte alle fibre di amianto. Sin dal principio, ho sostenuto con convinzione le proposte di miglioramento della direttiva presentata dalla Commissione europea nel settembre dello scorso anno, convinta che non esista alcun limite di “sicurezza” per l’esposizione all’amianto. La proposta dei Popolari Europei (PPE) puntava a una riduzione dell’esposizione più esigua di quella invece chiesta e ottenuta dai Socialisti europei. Dei 63 emendamenti presentati, ben 62 sono rientrati nei compromessi approvati migliorando il testo originario della direttiva sull’asbesto.

LA DIRETTIVA SULL’ASBESTO

La direttiva sull’asbesto punta a costruire un sistema di norme armonizzato a livello europeo, con lo scopo di facilitare e velocizzare l’individuazione e la rimozione dell’amianto, ancora molto diffuso in Europa, e di prevenire le malattie causate dall’esposizione alle fibre di amianto. Il testo approvato in Commissione Occupazione e Affari Sociali stabilisce l’obbligo di sorveglianza medica che dovrà tenere conto delle aggiornate evidenze scientifiche sugli effetti nocivi delle fibre di amianto sulla salute umana.

I datori di lavoro dovranno ridurre l’esposizione alle fibre di amianto al livello più basso possibile e al di sotto di un limite di esposizione professionale (OEL) di 0,001 fibre/cm³ su una media di otto ore, utilizzando la microscopia elettronica per individuare efficacemente le fibre più sottili, spesso, le più cancerogene.

Inoltre, il testo norma anche le esposizioni passive e quelle secondarie alle fibre di amianto, introducendo un elenco di strumenti per evitarle: l’uso di dispositivi di protezione individuale e dispositivi respiratori. La pulizia sicura degli indumenti tramite un protocollo di decontaminazione obbligatoria, infine, requisiti minimi di formazione per i lavoratori e le lavoratrici delle imprese specializzate nella rimozione dell’amianto.

PIÙ TUTELE PER I VIGILI DEL FUOCO

La direttiva sull’asbesto tutela anche i vigili del fuoco. Una novità legislativa che sta a cuore, considerate le importanti testimonianze raccolte dal Parlamento europeo per arrivare a riconoscere a questi uomini e donne straordinarie più diritti e più tutele in caso di malattie professionali. Pensate che i vigili del fuoco hanno il 300% delle probabilità di ammalarsi di cancro rispetto al resto della popolazione, a causa delle attività che svolgono, anche e soprattutto, per via dell’esposizione alle fibre di amianto ad esempio durante un terremoto, un crollo o un incendio.

Per questo, il testo prevede che “tutte le informazioni esistenti, comprese quelle provenienti dai registri pertinenti, relative alla presenza e all’ubicazione dell’amianto devono essere messe a disposizione dei vigili del fuoco e dei servizi di emergenza”. Con l’obiettivo di assicurare al personale dei vigili del fuoco le migliori condizioni di salute e sicurezza. Anche perché, ricorderete le denunce dei vigili del fuoco europei grazie ai quali gestiamo quotidianamente emergenze, calamità naturali infine eventi climatici estremi sempre più violenti e frequenti.

L’elevata pericolosità del lavoro svolto dai vigili del fuoco è stata pienamente riconosciuta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il rapporto, pubblicato a luglio 2022, stabilisce che l’esposizione professionale dei vigili del fuoco è da classificare come “cancerogena per l’uomo”. Sono quindi molto soddisfatta che la direttiva asbesto contenga norme a tutela della salute e sicurezza dei vigili del fuoco. Ora il passo successivo importante è riconoscere a questi lavoratori e lavoratrici uno status giuridico ad hoc per ottenere riconoscimento pieno della pericolosità delle attività professionali svolte.

AMIANTO E MALATTIE PROFESSIONALI

L’amianto è un agente cancerogeno estremamente pericoloso, presente ancora in  diversi settori economici, come l’edilizia e le ristrutturazioni, l’estrazione mineraria, la gestione dei rifiuti e la lotta antincendio, dove i lavoratori sono esposti a un rischio elevato di contrarre patologie gravi e/o mortali.

Le fibre di amianto sono di gran lunga la principale causa di cancro legato al lavoro. Nell’80% dei casi le fibre di amianto causano tumori professionali da cui per la maggioranza dei malati non c’è scampo.

Nel 1992, l’Italia mette al bando l’amianto con la legge 257. Una conquista sociale storica. Eppure, il nostro Paese fa i conti con donne e uomini che ancora oggi si ammalano a causa dell’esposizione all’amianto. Passano molti anni prima che si manifestano i sintomi delle malattie tumorali correlate. Il periodo di latenza, infatti, supera generalmente i 25 anni e le patologie si manifestano 40 anni dopo l’esposizione alle fibre di amianto.

Dal 2017 al 2021 ogni anno, in media, i lavoratori affetti da patologie da amianto, ai quali l’Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro ha riconosciuto l’origine professionale della malattia, sono stati oltre 1.400. Nel 2021 il 28% dei lavoratori affetti da queste patologie risultava già deceduto a causa della malattia. Tra le patologie asbesto correlate più diffuse, il 35% annuo riguarda tumori maligni dei tessuti molli, il 33% malattie della pleura, i 15% tumori maligni dell’apparato respiratorio.

FONDAMENTALI BONIFICHE E RISTRUTTURAZIONI

Di amianto nel nostro Paese ce n’è ancora tanto. Le coperture in cemento-amianto, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), sono circa 58 milioni di metri quadrati su tutto il territorio nazionale. La regione Lazio, ad esempio, secondo le stime di Legambiente, è tra le ultime in fatto di bonifica. Mentre è più semplice individuare gli edifici pubblici che contengono amianto, è quasi impossibile sapere con certezza quali siano le strutture private che rappresentano un potenziale rischio per la salute dei cittadini.

Amianto

 Per questa ragione, sono convinta che la rimozione dell’amianto debba diventare una priorità. Ancora di più nel quadro degli obiettivi ambiziosi   fissati dal Green Deal e dalla strategia europea per la lotta ai tumori. L’ammodernamento del patrimonio edilizio nazionale ed europeo, con lo scopo   di migliorare l’efficienza energetica degli immobili pubblici e privati, gioca sicuramente un ruolo importante. La direttiva “Case green” è un tassello   chiave per accelerare la rimozione dell’amianto in tutta Europa.

 Come dico sempre: i privati vanno accompagnati in questo processo. Nello specifico, ritengo necessari aiuti economici a favore dei datori di lavoro   e delle imprese, in particolare piccole e medie aziende, attive nel settore edile, perché riducano al minimo l’esposizione dei lavoratori e delle   lavoratrici alle fibre di amianto. L’ammodernamento del patrimonio immobiliare e la bonifica dall’amianto sono operazioni costose ma   indispensabili per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, più in generale, quella dei cittadini e cittadine europee e infine   proteggere l’ambiente.