STRASBURGO, 15 MARZO 2023 – Oggi il Parlamento europeo ha detto sì alla legge europea sugli schemi di reddito minimo, chiedendo ai paesi membri di rafforzare e modernizzare i regimi nazionali. È quindi falso che l’Eurocamera ha bocciato il reddito di cittadinanza, come sostiene invece il Terzo Polo in una nota.
In primo luogo, il reddito di cittadinanza è uno schema di reddito minimo. In secondo luogo, alla luce della risoluzione approvata oggi le misure di contrasto alla povertà e alla esclusione sociale, come il reddito di cittadinanza, devono essere potenziate e non smantellate come sta facendo invece il governo Meloni, impegnato a partorire una riforma incoerente, dannosa ma soprattutto contraria alla recente raccomandazione sui redditi minimi adeguati e sottoscritta peraltro dallo stesso governo in seno al Consiglio Ue.
Nella risoluzione vengono fissati alcuni paletti fondamentali per riformare in modo positivo il reddito di cittadinanza. Ad esempio, i beneficiari non devono rischiare di perdere il sussidio per un impiego. Messo nero su bianco che è cruciale migliorare le politiche attive sul lavoro, non basta trovare un lavoro al beneficiario, è fondamentale che l’offerta sia di qualità, soprattutto, in ragione della retribuzione.
Non a caso, infatti, il Parlamento europeo chiede ai paesi membri di garantire un adeguato sostegno che tenga conto della soglia nazionale di rischio di povertà per creare un sistema che dia un tenore di vita dignitoso. Il sussidio deve restare complementare alle politiche attive sul lavoro che non possono sostituirsi all’aiuto economico, in particolare, quando ci sono lavoratori scarsamente qualificati.
Infine, i paesi membri devono rendere i regimi nazionali di reddito minimo il più possibile inclusivi. L’Europa ha già bocciato criteri che riducono la platea dei beneficiari in base agli anni di residenza, stante la condizione di povertà o di difficoltà economiche e occupazionali. Ci sono forze politiche che ignorano l’importanza di strumenti come il reddito minimo e che confondono le acque per impedire all’Italia di dotarsi di una misura sociale che ha aiutato già milioni di italiani e che va quindi solo riformato e modernizzato.