Ucraina, a chi invoca la pace: Putin interlocutore inaffidabile

Ucraina

Confermando il proprio sostegno all’Ucraina, il 6 ottobre scorso, il Parlamento europeo ha approvato una nuova risoluzione e un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia – l’ottavo dall’inizio del conflitto. La risoluzione è stata approvata a larga maggioranza in risposta alla escalation della guerra in Ucraina da parte del Cremlino, che continua a minacciare l’Europa e gli alleati con il gas e a reprimere ogni forma di dissenso politico interno. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ordinato bombardamenti a tappeto, anche in pieno giorno, su tutta l’Ucraina, grazie all’ausilio di droni iraniani, con l’obiettivo di terrorizzare e uccidere i civili e distruggere infrastrutture strategiche e città, per vendicare la distruzione del ponte in Crimea.

 

 

Sale il livello di tensione sul fronte Russia-Ucraina

L’escalation del conflitto in Ucraina però è maturata quando, tra il 23 e il 29 settembre, si è svolto il referendum farsa per l’annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhya; seguita poi dall’annessione formale dei quattro territori da parte di Mosca.

L’Unione europea e l’ONU hanno deciso di non riconoscere né il referendum, imposto alla popolazione con la forza e l’uso delle armi, né l’annessione dei territori ucraini alla Federazione russa, lanciando un messaggio molto preciso a Putin:

La Russia non può cancellare l’Ucraina in quanto Stato sovrano e indipendente.

La conquista di territori che non gli appartengono con l’uso della forza militare e l’occupazione illegittima rappresentano gravi violazioni del diritto internazionale e una seria minaccia alla pace e alla sicurezza globale.

La reazione della Russia non si è fatta attendere e la mobilitazione parziale dell’esercito russo ha scatenato un esodo di massa. Dall’inizio del conflitto già mezzo milione di russi ha lasciato il Paese. All’indomani dell’annuncio di Putin alla Nazione, un altro mezzo milione di russi, soprattutto giovani, si è riversato alle frontiere, sfidando il regime.

Gli attacchi massicci su Kiev e le altre principali città ucraine, la mobilitazione parziale dell’esercito, gli arresti tra i dissidenti interni, l’avanzata della controffensiva ucraina nell’Est del Paese e lo scarso controllo dei russi sui territori occupati sono tutti segnali delle difficoltà che sta attraversando il Cremlino nel proseguire con la sua folle guerra di aggressione. E sicuramente sono fattori che stanno ulteriormente esacerbando il conflitto.

Sanzioni, strumento politico necessario

Dall’inizio della guerra ho sempre dato il mio pieno sostegno alle scelte dell’Unione europea contro la Russia. Anche in questa circostanza ho dunque considerato doveroso votare a favore della risoluzione del Parlamento europeo. La pace ha bisogno di dialogo e confronto. Ma la Russia sta chiaramente dimostrando di non volere andare in questa direzione. Al momento, Putin non è un interlocutore affidabile.

Le sanzioni sono quindi uno strumento essenziale per indebolire Putin e giungere prima di tutto a una tregua o a un cessate il fuoco. La Russia dovrà rinunciare a ogni sua pretesa sui territori ucraini e ammettere i crimini commessi.

L’ottavo pacchetto di sanzioni introduce nuovi divieti di importazione dell’Ue per un valore di 7 miliardi di euro, allo scopo di ridurre le entrate della Russia. E restrizioni all’esportazione, che priveranno ulteriormente il complesso militare e industriale del Cremlino di componenti e tecnologie chiave. E l’economia russa di servizi e competenze europee.

Le sanzioni privano inoltre l’esercito russo e i suoi fornitori di altri beni e attrezzature specifiche necessarie per affrontare la guerra sul territorio ucraino. L’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, inoltre, comprende anche il tetto massimo al prezzo del petrolio, come chiesto dal G7.

Sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario

Le sanzioni dell’Ue contro la Russia si stanno dimostrando efficaci. Danneggiano la capacità della Russia di fabbricare nuove armi e riparare quelle esistenti e ostacolano il trasporto di materiale. Le sanzioni inoltre danneggiano il Pil russo.

Sono  convinta che continuando a lungo con il conflitto e spingendo la comunità internazionale verso una nuova recessione economica globale, la Russia rischi seriamente l’isolamento. Parallelamente, Putin deve gestire un crescente dissenso interno che non crede alla propaganda dell’operazione speciale né alla retorica del nemico esterno.

Le implicazioni geopolitiche, economiche e finanziarie dell’aggressione russa in corso sono evidenti. La guerra ha aumentato a dismisura il costo delle materie prime, in particolare, dei prodotti agroalimentari e dell’energia. Il conflitto inoltre sta generando forti divisioni tra i paesi dell’Ue sul tetto al prezzo del gas e sulla creazione di un fondo comune per affrontare la crisi energetica.

Ciononostante, sono convinta che sia fondamentale continuare a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario. Mi rivolgo soprattutto ai ‘negazionisti’ dell’efficacia delle sanzioni contro la Russia A chi continua in Italia a strizzare l’occhio a Putin. Infine, a chi invoca la pace. È giusto invocarla. Sbagliato è però pretendere che basti chiedere al Paese aggredito di arrendersi o di cedere territori occupati illegalmente al Paese aggressore, per ristabilirla.

C’è una differenza tra aggressore e aggredito.

Dinanzi ai tremendi crimini contro l’umanità commessi dall’esercito russo in Ucraina, come dimenticare le atroci immagini del massacro di Bucha, l’Italia e l’Unione europea non avrebbero potuto scegliere l’equidistanza. Se lo avessero fatto, avrebbero legittimato l’aggressione della Russia e avvallato crimini e violazioni del diritto internazionale. Le sanzioni e l’invio massiccio di armi all’Ucraina non sono scelte politiche facili, ma decisioni oggi vitali e necessarie.

Sono provvedimenti che mettono in chiaro che nessuna prevaricazione nei confronti di uno Stato sovrano può rimanere impunita.

Altrimenti, rischieremmo di mettere a repentaglio le fondamenta della democrazia, dello Stato di diritto e dei principi di libertà che fanno parte dei valori fondanti dell’Unione europea.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.