Ho deciso di candidarmi alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Estero-Europa perché voglio contribuire a migliorare le condizioni di vita degli italiani che risiedono in Europa. In base ai dati ufficiali, oggi ci sono circa tre milioni di italiani che risiedono, lavorano o studiano in diversi paesi europei. Le mie proposte si basano su tre principi cardine della mia azione politica: equità, inclusione e benessere. Il sale del mio programma elettorale sarà l’europeismo.
I punti del mio programma guardano a tre grandi priorità:
1. I giovani. Per loro l’ingresso nel mercato del lavoro è un percorso a ostacoli. Il problema degli stage e dei tirocini non retribuiti o retribuiti male e la formazione professionale ancora carente: negli ultimi 30 anni le politiche nazionali hanno trascurato le giovani generazioni. Per tanti ragazzi e ragazze tra i 20 e i 40 anni, in assenza di prospettive e con salari tra i più bassi in Europa, non resta altra via d’uscita che cercare un lavoro in un altro Stato europeo, abbandonando città e territori in cui sono nati e cresciuti. E lasciando, così, un vuoto che danneggia la natalità, le competenze, le attività economiche e le opportunità di crescita e di sviluppo del Paese. Per i giovani inoltre è importante agevolare il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche conseguite all’estero, know how importante che può essere reinvestito nel nostro Paese.
2. I salari e il lavoro. Se i salari e l’occupazione non crescono ci rimette il Paese. Negli ultimi 15 anni, circa mezzo milione di italiani, soprattutto giovani, ha lasciato l’Italia. Un esodo che ha già mandato in fumo 14 miliardi di euro di PIL. Vanno via diplomati, laureati, ricercatori, professionisti: l’emigrazione degli italiani in Europa è un fenomeno complesso figlio anche della scarsa attrattività dell’Italia tra i primi paesi europei per tasso di disoccupazione giovanile, anche tra i neolaureati; con centinaia di migliaia di lavoratori competenti e qualificati sottopagati; e ancora troppo lavoro povero. Alzare i salari con il salario minimo ma soprattutto adeguare le buste paga perché l’Italia possa essere un Paese attrattivo e competitivo. Per raggiungere questi obiettivi, è il momento che l’Italia introduca il salario minimo ed equo, una misura di dignità e di giustizia sociale. Il tema del lavoro riguarda anche i tanti lavoratori transfrontalieri per i quali voglio garantire una maggiore portabilità dei diritti e delle tutele, perché anche loro possano avere le migliori condizioni di vita possibili.
3. La qualità dei servizi. Gli italiani che risiedono, lavorano o studiano all’estero hanno diritto al buon funzionamento della pubblica amministrazione. Principio costituzionale, ma anche caposaldo di uno Stato efficiente e presente. Per questo, mi propongo di risolvere una volta per tutte l’annoso problema del ricongiugimento dei contributi previdenziali e pensionistici degli italiani che hanno lavorato in un altro Paese europeo o in più paesi europei. Ma anche servizi consolari veloci e digitalizzati perché i nostri cittadini che si trovano all’estero possano contare sullo Stato italiano, sempre, anche e soprattutto attraverso una maggiore portabilità dei diritti di tutela sanitaria e degli assegni familiari.
Con queste priorità voglio rendere l’Italia un Paese migliore in Europa e con l’Europa, convinta che gli italiani all’estero siano un valore aggiunto che andrebbe sempre valorizzato e capitalizzato.