Il reddito di cittadinanza è destinato a divenire un architrave dei sistemi di protezione sociale della nuova Europa.
Lo dimostra il fatto che la Commissione europea lo ha inserito nel suo programma di lavoro del 2022 attraverso un testo legislativo che raccomanderà gli Stati membri anche su come estenderlo e vincolarlo ad altri strumenti chiave come il salario minimo.
Tali strumenti rappresentano la base di una nuova società che non lascia nessuno indietro.
In Europa sono 91,4 milioni i cittadini a rischio povertà ed esclusione sociale e questi numeri del 2019 sono sicuramente peggiorati a causa della pandemia.
L’ingresso nel mercato del lavoro dei percettori del reddito va sicuramente migliorato. E noi lavoreremo per una riforma delle politiche attive sul lavoro che sia efficace e dia a tutti una reale possibilità di riscatto.
Ma indietro non si torna. I detrattori di questo strumento si mettano l’anima in pace: il reddito di cittadinanza fa scuola in Europa e presto diventerà modello per tanti Paesi
Reddito di cittadinanza, la raccomandazione della Commissione Ue
In Italia abbiamo assistito a una forte resistenza al reddito di cittadinanza. Che però, assieme al reddito d’emergenza, ha aiutato un milione circa di famiglie in difficoltà durante la pandemia.
Mentre i due Matteo hanno persino proposto un referendum per chiederne l’abrogazione, alla fine il governo Draghi ha deciso di confermarlo con l’obiettivo di migliorare le politiche attive sul lavoro.
Già nel febbraio scorso la Commissione UE aveva raccomandato all’Italia di rafforzare il reddito. Con la richiesta esplicita di “migliorarne la diffusione tra i gruppi vulnerabili” per evitare la esclusione di una fetta di popolazione fragile.
Ora, che anche al Parlamento UE abbiamo discusso di uno studio sul reddito minimo, individuato come strumento idoneo di contrasto alla povertà e alla esclusione sociale, la Commissione UE compie un passo molto significativo che, a mio avviso, mette al palo ogni tentativo contro il reddito di cittadinanza.