Pensiamo alla parità di genere, pensiamo che “uguale salario per uguale lavoro” non è uno slogan ma uno dei diritti fondamentali meno rispettati in Europa, la cui violazione grava quotidianamente sulle spalle di milioni di donne, private della possibilità di essere a pieno titolo protagoniste della crescita economica e sociale del proprio Paese.
La proposta di direttiva volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne è un ottimo punto di partenza. Ma noi del Movimento 5 Stelle auspichiamo di poterla ancora migliorare. Sostengo la proposta delle relatrici di abbassare la soglia minima da 250 a 10 dipendenti, per garantire la massima copertura possibile.
Condivido l’inversione dell’onere della prova a carico del datore di lavoro, per incentivare le donne vittime di discriminazioni a denunciare e a non scoraggiarsi. Va mantenuto poi l’obbligo per le imprese di pubblicare lo stipendio sugli annunci di lavoro per garantire effettiva trasparenza.
Va ribadito il ruolo del sindacato come unico soggetto in grado di tutelare le lavoratrici. Eliminando così generiche definizioni di ‘rappresentanti dei lavoratori’, per fare in modo che i meccanismi di trasparenza possano davvero generare risultati concreti.
In Italia non solo abbiamo una normativa già avanzata a livello UE, ma abbiamo anche la contrattazione collettiva su tutti i livelli che funziona e che svolge un ottimo lavoro. Non si arriverà però a una vera parità se non si risolveranno i problemi degli stereotipi, dell’accesso al mercato del lavoro e delle possibilità di carriera per le donne. La trasparenza retributiva non è solo una questione di giustizia o di riconoscimento professionale, è ciò di cui abbiamo bisogno per garantire pari dignità.
Parità di genere in Europa, alcuni dati
Nell’Unione europea il cosiddetto gender pay gap, o divario salario di genere, resta ancora un problema da risolvere. Negli ultimi 15 anni l’Ue è intervenuta almeno due volte sul tema, prima con una direttiva nel 2006 e poi con una raccomandazione nel 2014. La parità salariale tra donne e uomini è un principio peraltro sancito dal Trattato di Roma del 1957.
Garantire la stessa retribuzione senza distinzioni di genere è importante. Eppure, in media, circa il 14 per cento delle donne europee ancora guadagna meno degli uomini (salario medio orario).
Il divario tra donne e uomini peggiora se guardiamo alla retribuzione complessiva o al tasso di occupazione reale.
Nel primo caso il gap retributivo di genere è molto più ampio, e supera in media il 35 per cento. In Italia invece il 43 per cento.
Per quanto riguarda il nostro Paese il problema resta ancora una volta l’effettiva applicazione delle norme che garantiscono la parità di genere nel mondo del lavoro, e soprattutto, i controlli e le sanzioni nel caso di violazioni