L’8 e il 9 giugno 2024 si rinnova il Parlamento europeo. Nell’Unione europea sono circa 359 milioni i cittadini e le cittadine aventi diritto di voto. Di questi, 23 milioni sono giovani che si recheranno alle urne per la prima volta. In Italia: sono circa 2,3 milioni i ragazzi e le ragazze che dovranno scegliere i propri rappresentanti in Europa.
I dati Eurostat relativi alle ultime elezioni europee del 2019 parlano di un’affluenza pari al 50,6%, in aumento di ben 8 punti rispetto alla tornata elettorale precedente. Un vero record di partecipazione dal 1994 ad oggi. Nel 2019, erano stati proprio i giovani a trainare l’affluenza: +14% tra gli under 25 e +12% tra i 25-39enni rispetto al 2014.
GIOVANI, PARTECIPAZIONE E CITTADINANZA ATTIVA
Nel corso di questi anni al Parlamento europeo, ho accolto con piacere i ragazzi e le ragazze di tanti Istituti scolastici, per ascoltare e rispondere ai tanti quesiti posti sull’Unione europea: sul suo effettivo funzionamento e sul suo futuro. Domande sempre più importanti e pressanti, oggi ci sono da affrontare due grandi trasformazioni, ecologica e digitale.
Sono convinta che la partecipazione alla vita politica e sociale sia l’unico vero strumento democratico che abbiamo a disposizione per scegliere. E non semplicemente delegare ad altri le scelte da cui dipendono il futuro dei nostri territori e dell’Europa.
L’Europa, in particolare, è progetto in divenire. Rappresenta un destino comune e irreversibile. Il solo in grado di garantire pace e libertà. È importante, quindi, avvicinare il più possibile le nuove generazioni e trasmettere ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze la consapevolezza di quanto sia fondamentale, oggi più che mai, (ri)tornare a partecipare.
ESIGENZE E BISOGNI DEI NOSTRI GIOVANI
Per farlo, c’è bisogno che la politica si avvicini il più possibile alle esigenze e ai bisogni delle nuove generazioni. Nel caso dell’Italia, questa vicinanza, purtroppo, sembra non esserci. Per gli under 35, infatti, i temi affrontati dalla politica, non riflettono preoccupazioni e priorità. Solo l’8% dei giovani si ritiene molto soddisfatto del dibattito politico sulle Europee, mentre 6 giovani su 10 reputano che quest’ultimo non stia affrontando adeguatamente le criticità e le esigenze che vivono.
Per i giovani, il dibattito si deve orientare soprattutto sul lavoro e l’occupazione (39%), poi la scuola e l’università (18%) e la formazione extra scolastica (18%) per lo sviluppo di nuove competenze professionali.
LE MIE BATTAGLIE PER LE NUOVE GENERAZIONI
In qualità di componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali al Parlamento europeo posso però dire di aver fatto la mia parte, contribuendo a elaborare tutta una serie di proposte che partendo dal livello europeo possano rendere il nostro Paese finalmente attrattivo per i nostri giovani. Cancellando i ritardi accumulati negli ultimi 30 anni e scrivere pagine migliori per il loro futuro.
DAL SALARIO MINIMO ALLA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE
Sappiamo che da sola la direttiva salari minimi adeguati non è il rimedio a tutti i problemi irrisolti del nostro Paese; e questo è un messaggio condiviso anche con i numerosi circoli del Partito Democratico con i quali mi sto confrontando in questi mesi, presentando il mio libro Salario minimo europeo. Ma proprio questa legge europea è nata dalla necessità di arginare il generale impoverimento della popolazione europea, in particolare dei giovani, che specialmente in Italia stentano ad entrare in modo stabile nel mercato del lavoro. Fanno fatica a mantenere il proprio impiego, perché pagati poco oppure pagati male, senza che si tenga conto delle competenze e delle qualifiche. O ancora vittime di subdole forme di sfruttamento derivanti da un utilizzo senza regole del digitale e delle nuove tecnologie.
Ad esempio, giovani che devono fare i conti con tirocini che hanno tutto il sapore di vere e proprie trappole. Giovani che non riescono a gestire gli effetti collaterali derivanti dallo smart working, su cui mancano regole chiare a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Giovani che facilmente cadono preda di contratti atipici, precari, lavoro sommerso e irregolare.
Oltre al confronto diretto e al dialogo partecipato nei circoli tra i militanti e i simpatizzanti del Partito Democratico, occorre un confronto strutturato e permanente con le parti sociali e un lavoro di garanzia da parte delle Istituzioni per salvaguardare le nuove generazioni dai rischi legati alle fake news, alla disinformazione e a tutti quei contenuti che non informano, ma conducono solo alla polarizzazione dei pensiero e della critica agevolando uno scontro senza contenuti, proposte e/o riflessioni.
VOTARE PER RAFFORZARE LA DEMOCRAZIA
Il nostro obiettivo resta quello di confermare l’elevata affluenza alle urne del 2019, e di coinvolgere i giovanissimi e gli under 35 da cui dipende il futuro dell’Unione europea. Se oggi a prevalere è l’astensionismo è perché, a partire dagli anni Duemila, il concetto di cittadinanza democratica è entrato in crisi, sgretolandosi.
La crisi dei partiti e delle parti sociali, nel loro ruolo di corpi intermedi, la disintermediazione alimentata da un uso crescente e deviato del web hanno incentivato il disimpegno alla vita politica e sociale. Dalla nascita dell’Unione europea, oltre 70 anni fa, però, non è mai capitato che ci fossero due guerre ai confini del continente né che la qualità delle nostre vite e la tenuta delle democrazie fossero minacciate da trasformazioni epocali, specialmente, quella tecnologica e digitale.
Dunque, tornare a partecipare attivamente, e ad informarsi in modo consapevole e attento sono gli strumenti migliori che hanno a disposizione i nostri ragazzi e ragazze per influenzare e contribuire alla politica europea e nazionale, a partire da oggi.